Dunque le famiglie originarie, quelle che avevano attuato le bonifiche, si chiusero allorché in tanti cominciarono a sopraggiungere nel territorio persicetano per dividere quelle terre già dissodate. Già sul finire del 1400 ed inizio del 1500 si cominciò a lavorare sulla stesura dei ”Capitoli” per disciplinare il godimento dei beni riservato alle famiglie “originarie” prima d’allora lasciato alle consuetudini, capitoli codificati per la prima volta nel 1570 con l’imprimatur del governo bolognese.
In effetti le Partecipanze non erano “Usi Civici” nel senso che i loro terreni non erano allo stato naturale, in essi non si attuavano diritti di “pascolatico”, “ghiandatico”, “legnatico” o altri, ma al contrario erano stati resi coltivi grazie allo sforzo comune delle famiglie originarie.
Tali convinzioni, portarono poi alla divisione fra Comune e Partecipanza avvenuta nel 1833.
Dire con precisione quando nacquero i fenomeni che diedero origine alla Partecipanza di San Giovanni in Persiceto, non è possibile se non con ipotesi che traggono ispirazione dalle consuetudini. Si deve invece fare riferimento ai documenti dai quali si evince, che il suo sorgere è legato a concessioni enfiteutiche rogate a partire dal XII secolo con l’Abate di Nonantola ed il Vescovo di Bologna.
Nell’archivio del Comune di San Giovanni in Persiceto è conservata una copia di concessione enfiteutica del 1170 rogata con il vescovo di Bologna e rinnovabile ogni 100 anni e pergamena del 1215 di enfiteusi rogata con l’Abbazia di Nonantola.
Nel nostro archivio la prima concessione enfiteutica conservata in originale risale al 1470, ed è una rinnovazione della suddetta enfiteusi del 1170.
Il dato più interessante che ci fornisce l’archivio del Consorzio è però quello relativo al perdurare di queste concessioni enfiteutiche attraverso i secoli, fino alla seconda metà dell’800, fino a quando cioè, tra il 1865 e il 1869, il Consorzio non affrancò definitivamente i suoi terreni.
Questo perdurante legame tra concedente ed enfiteuta, che non viene mai meno e non muta nell’arco di cinque secoli, testimoniato in archivio da ben trentuno atti di rinnovazione enfiteutica, l’ultimo dei quali è addirittura del 1862, pone un interessante interrogativo agli storici, poiché generalmente il legame tra enfiteuta e concedente si è sempre risolto in proprietà privata nel volgere di qualche generazione.
Il perdurare del rapporto enfiteutico è testimoniato nel nostro archivio anche da un registro in cui sono annotati tutti i censi versati dalla Partecipanza all’Abate nonantolano ed al Vescovo bolognese. Particolarità di estremo interesse di questo registro è che la prima registrazione risale al 1478, l’ultima al 1822. Un registro dunque che è stato utilizzato con regolarità, per lo stesso scopo, per quasi quattro secoli!